Dalla vetrina del negozio Olivetti di Napoli ai soffitti della fabbrica di mattoni rossi. Danneggiata dai bombardamenti del 1943, era stata recuperata e portata a Ivrea.
La donna volante era nel negozio Olivetti di Napoli. In vetrina.
Le mani della figura di donna scolpita, calata dall’alto, convergevano su una macchina per scrivere. Per 75 anni, quella statua è rimasta avvolta nell’oblio. È stata ritrovata a Ivrea, in un solaio della fabbrica di mattoni rossi il 22 novembre di due anni fa.
Via Cardinal Guglielmo Sanfelice, Napoli, anni 1937-1938. Il negozio Olivetti era stato ideato da Piero Bottoni in collaborazione con Marco Pucci e Marcello Nizzoli. La statua, in gesso, realizzata da Jenny Wiegmann Mucchi, in arte Genni, nata a Berlino nel 1895. Il negozio è completamente aperto alla vista dei passanti, una grande vetrina. Suggestiva ed elegantissima. È uno spazio concepito e arredato secondo le tendenze più di avanguardia del tempo, secondo la tradizione Olivetti. I bombardamenti di Napoli del 1943 arrecano gravissimi danni al negozio. E, da un articolo sugli interni del moderno di Giuseppe Maria Montuono che approfondisce la storia e le caratteristiche del negozio Olivetti di Napoli, si viene a sapere che nel ripristino del dopoguerra manca quello che viene definito l’angelo onirico di Jenny Wiegmann Mucchi «che completava con il suo senso magico la felice trasparenza della composizione aperta originale».
Dopo 75 anni ritrovata la donna volante di Genni – La Sentinella del CanaveseAnno 2018. A Ivrea nasce Icona, società che acquisisce la fabbrica di mattoni rossi e i primi tre ampliamenti della Ico per un ampio progetto di innovazione e rigenerazione urbana. Il 22 novembre, Alberto Zambolin, promotore del progetto insieme ad Andrea Ardissone, ha un appuntamento con Beniamino De’ Liguori Carino, presidente della Fondazione Adriano Olivetti. De’ Liguori Carino, nipote di Adriano Olivetti, aveva chiesto di poter visitare la fabbrica di mattoni rossi.
Sono anni che non ci vado ed è sempre un’emozione per me
aveva detto a Zambolin. Il giorno dell’appuntamento, ritrovo alla portineria del Pino, De’ Liguori affida un suo ricordo a Zambolin.
Mi ha raccontato di essere venuto molti anni prima con la madre (Laura Olivetti, scomparsa nel 2015, ndr) a fare una visita e di avere una immagine vivida di una statua, nel sottotetto, probabilmente un residuo dell’arredo di qualche negozio Olivetti.
Il sotto tetto della fabbrica di mattoni rossi è completamente vuoto da anni, in buono stato di manutenzione.
racconta Zambolin.
Camminando nel solaio, da un lato ci sono le finestre che danno sui cortili interni, a destra il tetto che declina fino ai muri perimetrali e alcune reti che sembrano delimitare delle zone di magazzino, stoccaggio, alcune anche con porticine metalliche di chiusura.
Camminavamo sotto le travi portanti era tutto vuoto intorno a noi. All’improvviso, la statua: era coricata e legata a una trave con un filo di ferro. Un’emozione grandissima.
Continua Zambolin. In quel momento, la storia della statua di Genni era ancora tutta da ricostruire ancora non si sa come la statua, recuperata dalle macerie del negozio, sia tornata a Ivrea. Nei mesi successivi, passo dopo passo, la vicenda è stata ricomposta e ora sarà studiata la possibilità di restauro.
Rita Cola, La Sentinella del Canavese – mercoledì 6 gennaio 2021