Ivrea e la sua utopia a Rai Radio Live

Patrimonio Italia, programma dedicato ai Siti Unesco, ideato e condotto da Stefano Di Traglia e Monica Rubele dedica una puntata a Ivrea e al sogno olivettiano.

Ospiti della puntata il Segretario Generale della Fondazione Olivetti Beniamino de Liguori, il Sindaco di Ivrea Stefano Sertoli e il Presidente di Icona Andrea Ardissone.

Il 1º luglio 2018 è entrata a far parte del Patrimonio dell’Unesco in quanto ha realizzato un intento importante: fondere insieme la dimensione dell’architettura moderna e quella del paesaggio industriale, un esempio eccezionale sia per la qualità della soluzione proposta sia per la modalità di attuazione. Si tratta di Ivrea, storico territorio in provincia di Torino e cuore del progetto olivettiano.

Le Officine ICO, insieme alle architetture di altre costruzioni da Adriano Olivetti sparse in città, sono uno dei simboli più importanti di “Ivrea città industriale del XX secolo”, dove al centro di questo grande progetto c’era una concezione umanistica del lavoro, un progetto unico dove il profitto industriale era reinvestito per il benessere della comunità. L’irripetibile vicenda industriale e familiare è inscindibile dalla storia recente della città eporediese e dal suo sviluppo, ha portato ricchezza e crescita e definito un celebrato modello che ha reso la fabbrica uno dei motori della produzione culturale e della crescita urbana.

Per de Liguori

la storia olivettiana è irripetibile, ma ci insegna la necessità di un nuovo patto tra cittadini, imprese, governi per compiere uno sforzo collettivo per riconciliare i tempi di vita e di lavoro con quelli dell’ambiente e a rispondere a una delle alle domande tipiche poste da Adriano Olivetti: se l’industria debba avere altri obiettivi oltreché quelli del profitto, se essere tecnologicamente progrediti senza per questo essere umanamente imbarbariti

Per il Sindaco di Ivrea Sertoli lo spirito olivettiano è come la fiammella di una brace che rimane accesa, resiste:

Il nostro grande impegno è quello di prendere tutto ciò che c’era di buono del periodo olivettiano e trasferirlo ai nostri giovani aggiornandolo ai tempi moderni. Possiamo ambire a un nuovo sistema ripartendo da un senso di comunità di cui il nostro territorio è fortemente permeato e remare tutti nella stessa direzione.

Il Presidente di Icona Ardissone, che con altri imprenditori ha rilevato le vecchie fabbriche di Olivetti

il senso del riconoscimento Unesco significa che quel patrimonio deve essere vissuto anche nella contemporaneità e ritrovare i valori di allora guardando al futuro.

Rai Radio Live, canale radio specializzato coordinato da Fabrizio Casinelli e dedicato ai territori, si può ascoltare sul web su Rai Play Radio, sui canali radio del digitale terrestre e del satellite (Sky), in podcast e scaricando l’app.

Per ascoltare la puntata, cliccate qui.

ComoNExT MEETS Ivrea – Innovation Talk 2021

ComoNExT MEETS Ivrea: continuano, con il nuovo anno, gli Innovation Talk, racconti rivolti a imprese, professionisti, cooperative, associazioni e a chiunque voglia approfondire tematiche di grande attualità per capire meglio il presente e acquisire strumenti utili ad immaginare con più chiarezza il futuro.

Nelle prossime settimane ComoNExT MEETS Ivrea tratterà argomenti come Intelligenza Artificiale tra tecnologia e etica; dell’importanza di supportare la nascita di aziende innovative e del modello di incubazione di startup di ComoNExT; di terzo settore e innovazione. Tanti temi e tante occasioni di confronto per percorrere insieme la strada dell’innovazione.

La partecipazione agli incontri è gratuita.

Di seguito l’elenco degli eventi:

Intelligenza artificiale: Tecnologia o Etica

Martedì 2 febbraio 9.30 – 11:00

L’intelligenza Artificiale è uno degli argomenti più presenti nelle agende dei decisori pubblici e privati. I programmi di incentivazione dell’Innovazione prevedono premialità per i progetti basati sull’IA. Che si tratti di servizi, di manifattura, di grande distribuzione, gli algoritmi in grado di apprendere e di predire sono diventati imprescindibili. Le macchine diventano così molto più efficienti dell’uomo. Tutto ciò ci pone di fronte sfide tecnologiche o sconfina in una questione etica?

In questo talk ci confronteremo con chi sviluppa e con chi fa uso dell’Intelligenza Artificiale per capire vantaggi e rischi di questo indirizzo tecnologico che sta cambiando il nostro modo di produrre e di consumare.

C.InNExT: un modello inclusivo per incubare innovazione

Martedì 23 febbraio 9.30 – 11:00

La nascita di nuove imprese ad alto valore innovativo garantisce la vitalità del sistema economico, culturale e sociale di un territorio. Lo stimolo allo sviluppo di nuove idee e alla loro trasformazione in imprese è per questo sostenuto da molteplici attori, in primis gli incubatori di startup.

ComoNExT, incubatore certificato MiSE, ha definito un proprio modello inclusivo di incubazione: con la testimonianza di esperti e giovani imprenditori, l’incontro sarà l’occasione per conoscere il modello C.InNExT.

Terzo settore: chi ha paura dell’innovazione?

Martedì 16 marzo 9.30 – 11:00

Parlando di innovazione tecnologica si è portati a pensare immediatamente a imprese e professionisti, mentre il Terzo Settore sembra restare in secondo piano, come se – per qualche strana ragione – questi temi non lo riguardassero. Tante esperienze ci raccontano esattamente il contrario, smentendo l’immagine approssimativa che molti ancora hanno di un settore il cui peso è invece determinate e strategico nella nostra società.

L’incontro è il primo di una serie attraverso i quali cercheremo di approfondire da prospettive diverse la versione 4.0 del Terzo Settore.

Ulteriori informazioni qui.

 

Ritrovata la donna volante di Genni nella Fabbrica dei Mattoni Rossi

Dalla vetrina del negozio Olivetti di Napoli ai soffitti della Fabbrica di Mattoni Rossi.

Danneggiata dai bombardamenti del 1943, era stata recuperata e portata a Ivrea

È sicuramente stata una scoperta inattesa, anche emozionante. Dopo molti anni è tornata alla luce la statua che abbelliva la vetrina del negozio Olivetti di Napoli, rovinata dal bombardamento del 1943, dal tempo passato e dall’incuria. Però è bastato vederla, anche in queste condizioni, per comprendere il senso di bellezza e stile che caratterizzava quei punti vendita già a partire dagli anni ’30, e quindi la visione del ruolo dell’impresa che era nella mente dell’imprenditore Adriano fin dagli inizi della sua avventura.

Alberto Zambolin

 

Racconta Alberto Zambolin di Icona:

“Era il 22 novembre 2018 e in una tipica giornata autunnale che rende tutto grigio e neutro compreso l’umore, mi recai alla Mattoni Rossi per un incontro con Beniamino de’ Liguori Carino. Ci eravamo sentiti telefonicamente qualche giorno prima

Alberto, verrò su ad Ivrea nei prossimi giorni, possiamo vederci ? Vorrei che mi accompagnassi a visitare la Mattoni Rossi, sono tanti anni che non ci vado ed è sempre una emozione per me.

Che onore per me accompagnare Beniamino nella Fabbrica che fu costruita da suo bisnonno Camillo e poi gestita ed ampliata da suo nonno Adriano Olivetti. Certo che ci sono! Appuntamento alle 15.30 e arriviamo entrambi puntuali, entriamo dalla portineria del Pino di via Jervis e andiamo alla Mattoni Rossi. Ad un certo punto Beniamino mi interrompe e comincia a raccontare una storia che ha dell’incredibile.

Io mi ricordo di essere venuto qui tantissimi anni fa con mia mamma e di aver fatto un giro di visita come oggi. In particolare ricordo che andammo nel sotto tetto e ho vivida nella memoria un’immagine di aver visto che vi era depositata una statua, probabilmente un residuo dell’arredo di qualche negozio di Olivetti. Possiamo fare un giro nei solai?

Per chi non ci fosse mai stato il sotto tetto della Mattoni Rossi è completamente vuoto da anni seppur in buono stato manutentivo. Camminavamo nel solaio, a sinistra le finestre che danno sui cortili interni, a destra il tetto che sopra le nostre teste declinava fino ai muri perimetrali, e alcune reti che sembrano delimitare delle zone di magazzino, di stoccaggio, alcune anche con delle porticine metalliche di chiusura. Camminavamo sotto le travi portanti, era tutto vuoto intorno a noi.

Alza la testa!

mi disse improvvisamente Beniamino. Che brivido, che emozione, sopra di noi coricata e legata ad una trave da un filo di ferro si stagliava una statua in gesso bianco. Da dove veniva, come era giunta lì, perché lì vi era rimasta? Chi l’aveva scolpita?

Così cominciò un’illusione e una appassionante ricerca.

Per due anni abbiamo tenuto riservata la notizia, poiché non si sapeva con esattezza chi fosse l’autore e quale il valore; durante questo periodo, la statua è stata presso la Sovrintendenza di Venezia che ne ha appurato l’originalità.

Ora che è tornata a casa, abbiamo deciso di raccontarvi questa storia.

La biografia dell’artista, Jenny Wiegmann Mucchi

Jenny Wiegmann Mucchi nasce nel 1895 in una Berlino prossima alla secessione.

Suo padre Fritz è maestro pasticciere e gestisce assieme alla moglie Paula un negozio di dolci in un palazzo settecentesco nel centro di Spandau. In seguito, quando Jenny sarà un’artista riconosciuta a livello internazionale, molti amici additeranno proprio nell’abilità plastica di papà Wiegmann l’origine del talento scultoreo della figlia che pur aveva sostituito con gesso e marmo lo zucchero e il marzapane paterni.

Molto presto Jenny manifesta propensione per il disegno tanto che nel 1917 viene iscritta a una scuola privata di Berlino nello «stesso periplo di studio che si impose anche a Käthe Kollwitz a causa di quelle barriere pregiudiziali alla partecipazione femminile nelle scuole pubbliche superiori». I suoi maestri di scultura la guidano alla scoperta dell’arte greco-romana, mentre in ambito pittorico suo riferimento è la Secessione Berlinese. Come Barlach, uno degli scultori più interessanti del tempo, Jenny lavora anche il legno riscoprendolo come rinnovata materia prima capace di effetti e possibilità di enorme interesse. Non ci stupisce, dunque, come nel corso degli anni Jenny non abbandoni mai totalmente la lavorazione di questo straordinario e vibrante materiale tanto da realizzare ancora nel 1950 il suo emozionante No alla guerra, scultura pacifista intagliata nella trave di una casa bombardata durante la seconda guerra. Ma l’impegno di Jenny ha origini già nel 1918 quando partecipa insieme ad altri intellettuali di sinistra ai moti rivoluzionari di Monaco, presupposto di quella Repubblica d Weimar cui ancora nel 1956 Jenny si ispirerà per il celebre e impressionante Busto di Rosa Luxemburg.

Nel 1920 Jenny, allora venticinquenne, sposa il suo compagno di studi Berthold Müller-Oerlinghausen.

Ma è in Italia che Jenny conosce il suo grande amore, il pittore Gabriele Mucchi. Il rapporto tra i due si rafforza pian piano. Così Jenny e Gabriele decidono di intraprendere una nuova vita insieme. Prima a Parigi, come i molti Italiens de Paris, poi in Italia. Dal benessere economico, Jenny si trova catapultata in una quotidianità spesso fatta di stenti e di fame. Ma Parigi è la città dell’arte e oltre agli artisti internazionali, è il luogo che offre spazio a De Pisis, De Chirico, Alberto Savinio, Severini. Ed è proprio a Parigi che avviene la prima importante mostra di Jenny, quella del 1932 presso la Galerie Bonaparte.

L’anno seguente Jenny e Gabriele rientrano a Milano ed espongono alla Triennale del 1933. È il battesimo d’arte di una nuova vita e di un nuovo entourage, quello che si riunisce in Via Rugabella nella casa laboratorio scelta da Jenny vicino a Porta Romana. È qui che i Mucchi frequentano Birolli, Guttuso, Vitali,  Cantatore, Persico, Pagano, Veronesi, Mazzucchelli, Gatto, Pino, Carrieri, Sinisgalli, Quasimodo. Un gruppo di artisti che si confrontano, ispirano e aiutano a vicenda. Più tardi arrivano anche le mostre di Corrente, movimento artistico ispirato alla rivista di Ernesto Treccani e imperniato sui valori di un’arte di opposizione a quella promossa dal regime. L’arrivo della guerra, quindi, non è che l’occasione per Gabriele e per Jenny (che ormai si è auto-ribattezzata Genni) di dimostrare il proprio impegno politico. Mentre il pittore si rifugia in montagna al fianco della resistenza, Genni diventa staffetta partigiana e si adopera, lei tedesca, per la salvezza di molti amici ebrei. Il 25 aprile e il dopoguerra rappresentano così una doppia liberazione e il ritorno al lavoro artistico, anche con l’importante personale del 1947 alla Galleria Borgonuovo. Tra le opere su cui la guerra lascia il segno figurano il Partigiano torturato e il Monumento ai partigiani di Bologna. Ma l’impegno di un’arte che si fa anche politica continua con altri temi e con opere come le Donne di Algeri, il Lumumba, La Libertà, Il grido. Genni si spegnerà a Berlino nel 1969, mentre sta lavorando alla sua ultima opera, Danza Macabra: un personaggio traballante, avvolto in un grande e informe mantello, da cui emergono tutta la sofferenza e la consapevolezza della malattia che si aggrava e della morte ormai vicina.

Il negozio Olivetti di Napoli

«Casabella» nel 1938 affianca quest’opera «ai negozi Parker [di Persico e Nizzoli], al negozio Rubistein, a quello di Nivola e Pintori allestito a Milano […] per Olivetti».

 L’idea iniziale di sostituire i due pilastri di mezzo con due sottili colonne d’acciaio è riproposta, ma senza più distruggere l’impianto simmetrico. Le due luci laterali vengono trasformate in vetrinette, mentre i pilastri che le dividono dalla grande vetrata inserita al centro sono mascherate da lastre di vetro opalino. Ne nasce un’unica parete a vetro; e, a sancirne la differenza dal resto della facciata lasciata intatta, interviene una cornice di marmo bianco.

La grande vetrata della vetrina centrale è però l’unica che lascia vedere l’interno del negozio, il quale appare a sua volta concepito come parte integrante dell’apparato espositivo.

Un banco trasparente lungo quasi sei metri ospita, in un supporto concavo che corre per tutta la sua lunghezza, una successione di macchine da scrivere di diverso colore, mentre una sorta di bugnato a conci piani in legno laccato è chiamato a fare da fondale. Una parte delle bugne (96 su 6 file) è sorprendentemente adibita a cassetti per gli accessori di vendita, e questi, aggiungendosi a quelli del banco-vetrina, consentono di eliminare ogni mobile contenitore che avrebbe occupato spazio prezioso in un locale profondo meno di cinque metri.

Ma le invenzioni non finiscono qui. Poiché sia il fondale parzialmente adibito a cassettiera sia il banco-vetrina devono lasciare un passaggio all’ascensore e non possono quindi raggiungere la stessa lunghezza della vetrata, viene fatta intervenire una scultura che si costituisce come centro necessario all’equilibrio compositivo.

Il punto in cui convergono le mani della figura di donna scolpita da Jenny Wiegmann Mucchi è una macchina da scrivere, ma tale fulcro è però anche in linea con l’inizio del bugnato e del banco vetrina. Così l’asimmetria del fondale trova in questo angelo senz’ali il suo contrappeso. Ne guadagna anche l’esterno dove la scultura sospesa dà maggiore autonomia alle nuove scansioni della parte vetrata, muovendola a un ritmo che sovverte la rigidità dell’impianto simmetrico.

All’interno, quel punto di inizio del banco e del bugnato viene prolungalo dal grande specchio disposto sulla destra a dividere il reparto cassa dalla zona centrale del negozio. Sulla sinistra invece una griglia metallica a tutt’altezza, destinata a fare da supporto a mutevoli messaggi pubblicitari, distingue, senza isolarlo dal negozio, il reparto riservato ai colloqui con il pubblico, dove l’unità con il resto dell’allestimento è stabilita da tre vetrinette luminose sovrapposte, anch’esse ospitanti macchine da scrivere.

A raccordare i due reparti laterali intervengono dei soppalchi disposti alle estremità e collegati da una balaustra che fa anche da cornice unitaria alla zona più propriamente espositiva.

Per creare ulteriori internità tra le nude forme, viene infine realizzato un calibrato sistema di illuminazione che utilizza ben «cinque diverse fonti luminose, a luce diretta e indiretta» (Un negozio, 1978).

Rimane solo il rammarico che, anche a seguito del cambiamento della ragione sociale, il negozio non sia stato conservato nella sua integrità.

L’IIS Olivetti sbaraglia 3500 concorrenti e vince il Premio Nazionale Scuola Digitale – La Sentinella del Canavese

Il sistema robotizzato, da applicare sulle sedie a rotelle, permette la mobilizzazione di pazienticon malattie degenerative

L’IIS Olivetti di Ivrea si è aggiudicato il Premio Nazionale Scuola Digitale per l’anno scolastico 2019-2020. Il Premio Scuola Digitale è una competizione tra scuole che prevede la partecipazione delle istituzioni scolastiche attraverso gruppi di studenti che abbiano realizzato progetti di innovazione digitale caratterizzati da un alto contenuto di conoscenza, tecnica o tecnologia. In tutto hanno partecipato 536 scuole del secondo ciclo che si sono affrontate in fasi provinciali e regionali prima di arrivare alla semifinale e finale nazionale. In finale l’IIS Olivetti ha vinto superando la Toscana (Piombino) e il Veneto (Verona).

Il team degli studenti, provenienti dai corsi di Meccanica e Informatica, ha vinto grazie al progetto PERLA (Programmable Exercises for Rehabilitation of Legs and Arms), un ausilio, automatizzato e adattabile a qualunque tipo di sedia a rotelle, capace di mobilizzare le articolazioni delle persone che, a causa di incidenti o patologie degenerative, hanno difficoltà a muovere braccia e gambe.

Il video della finale sul canale Vimeo di #SCUOLAFUTURA:

L’articolo su La Sentinella del Canavese – venerdì 20 novembre 2020

Photo credit: La Sentinella del Canavese

Il Circolo del Design lancia l’Open Call Game Changers

Il Circolo del Design lancia l’Open Call Game Changers, per selezionare i progetti che saranno esposti nella sezione Local Impact della mostra Easy as a kiss / Humanizing technology through design.

Con il progetto Easy As a Kiss, il Circolo del Design vuole valorizzare e divulgare l’esperienza dell’Interaction Design Institute Ivrea. L’Istituto si sviluppa nel contesto della cultura sociale d’impresa Olivettiana, sia come simbolo tangibile della capacità di innovare questo territorio, che come stimolo per aprire nuove riflessioni sulla contemporaneità, sugli sviluppi e i campi di applicazioni dell’interaction design oggi.

Il progetto si articola in due sezioni:

  1. La mostra Easy as a kiss / Humanizing technology through design.Vision, story and impact of Interaction Design Institute Ivrea dicembre 2020 / giugno 2021
  2. Il meeting internazionale Humanizing technology through design primavera 2021

:\ LA CALL >

{ OPEN CALL “GAME CHANGERS” }

All’interno della mostra, la sezione Local Impact ha l’obiettivo di valorizzare l’impatto dell’Interaction Design Institute Ivrea e della cultura che questo ha generato sul territorio piemontese, attraverso una selezione di progetti realizzati facendo ricorso all’interaction design negli ultimi 15 anni: progetti capaci di raccontare i processi di umanizzazione della tecnologia, i metodi dello human-centered design per la gestione della complessità, la focalizzazione progettuale sulla user-experience, la progettazione di un servizio.

La sezione raccoglie i progetti selezionati attraverso la :

OPEN CALL “GAME CHANGERS”:

A chi è rivolta

1. Interaction designer che hanno sviluppato progetti capaci di generare impatto sul territorio piemontese

1a. Interaction designer del territorio che hanno sviluppato progetti capaci di generare impatto su un qualsiasi territorio

2. Aziende o Pubbliche Amministrazioni che hanno collaborato con interaction designer per realizzare progetti capaci di generare impatto sul territorio piemontese

Per informazioni: www.circolodeldesign.it/open-call-game-changers

ComoNExT MEETS Ivrea – webinar di novembre e dicembre

Visto il successo del precedente ciclo di webinar, ComoNExT MEETS Ivrea ha il piacere di presentare altri tre seminari on-line dedicati ai temi dell’innovazione rivolti a imprese, professionisti, cooperative, associazioni e a chiunque voglia approfondire tematiche di grande attualità, per capire meglio il presente e acquisire strumenti utili ad immaginare con più chiarezza il futuro.

Tra novembre e dicembre, in occasione di tre nuove puntate on-line, si parlerà di imprese e impatto sociale, dell’apprendimento attraverso la robotica e di nuovi strumenti di strumenti elettronici volti ad accelerare l’innovazione di prodotti e processi aziendali.

La partecipazione agli incontri è gratuita.

Di seguito l’elenco degli eventi:

Imprese e impatto sociale

Mercoledì 18 novembre 2020 dalle 10:00 – 11:30

Il talk sarà l’occasione per indagare le motivazioni che hanno spinto alcuni imprenditori a creare delle aziende con l’obiettivo di rispondere a precisi bisogni sociali (supporto alle fasce sociali più deboli, sostenibilità ambientale, ecc.) e per approfondire le modalità attraverso le quali sono riusciti a coniugare il loro intento sociale con le esigenze di sostenibilità economica delle aziende create.

Apprendere con i robot

Mercoledì 25 novembre 2020 dalle 16:00 – 18:00

Oltre che per la produzione, la robotica è uno straordinario strumento di apprendimento che può abilitare non solo competenze tecnologiche, ma anche capacità di ordine molto più ampio. Esistono ormai molte esperienze consolidate di uso dei robot per generare sapere e saper fare nelle imprese, nella scuola, nel settore non profit.

L’incontro, realizzato da ComoNExT – Innovation Hub con Comau Academy e con Laboratorio-Museo Tecnologicamente, non solo presenterà casi ed esempi sul tema, ma sarà l’occasione per vedere i robot in azione come facilitatori dell’apprendimento per e con noi umani.

Product accelerator per l’innovazione di prodotto e di processo

Giovedì 10 dicembre 2020 dalle 10:00 – 11:30

I product accelerators sono schede e sistemi elettronici che contengono le tecnologie più innovative attraverso le quali è possibile aggiornare gli strumenti e i processi aziendali. Attraverso questi piccoli circuiti è possibile rendere smart qualsiasi oggetto e qualsiasi macchina e, grazie alle piattaforme di sviluppo, accelerare il percorso di trasformazione digitale al quale le imprese sono chiamate.

Con il supporto di ST Microelectronics, leader mondiale del settore, l’incontro sarà l’occasione per conoscere gli strumenti disponibili e per approfondire le modalità di applicazione a processi e prodotti attraverso le piattaforme di sviluppo Edge e Cloud. ComoNExT potrà inoltre raccontare il proprio ruolo di Point of Competences di ST Microelectronics.

 

Ulteriori informazioni qui.

 

ComoNExT MEETS Ivrea – webinar di luglio

Visto il successo del precedente ciclo di webinar, ComoNExT MEETS Ivrea ha il piacere di presentare altri tre seminari on-line per tutto il mese di luglio durante i quali verranno discusse tematiche di grande attualità in questo momento di ripartenza.
I webinar sono gratuiti e rivolti a imprese, startup, liberi professionisti, realtà non profit ed enti pubblici.

Qui le tre proposte per il mese di luglio 2020:

giovedì 16 luglio ore 10.00

Da tempo l’e-commerce non è solo un insieme di tecnologie per aprire un diverso canale di vendita, ma un modo nuovo per praticare il proprio business. Il “digital commerce” offre l’opportunità di riorganizzare l’offerta di prodotti e servizi, i processi interni, la relazione con il cliente e il post-vendita, l’intelligence commerciale. Oggi è alla portata di qualsiasi PMI che voglia davvero competere attraverso l’innovazione tecnologica ed è una risposta strategica all’attuale fase di incertezza e crisi dei mercati.

In questo webinar, grazie all’esperienza del NExT Marketing Lab®, laboratorio di ComoNExT a disposizione delle imprese per testare soluzioni commerciali innovative, e alla testimonianza di PMI che hanno già percorso la strada della digitalizzazione, saranno toccati i tipici temi con cui un’azienda deve confrontarsi per sviluppare il proprio business on-line. In occasione del webinar realizzato in collaborazione con NExT Marketing Lab powered by Sense Catch

Scopri l’agenda e iscriviti:

https://www.eventbrite.it/e/biglietti-realta-virtuale-e-aumentata-per-le-imprese-106125215376

(poco prima dell’evento riceverai il link di partecipazione)

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Mercoledì 22 luglio, ore 10.00
Innovare al tempo del Covid: il caso delle mascherine

La velocità con cui è stata realizzata una riconversione produttiva da parte di molte realtà aziendali per aumentare la disponibilità di mascherine e altri dispositivi di protezione nel periodo di emergenza Covid-19 è un caso emblematico di innovazione diffusa.

L’incontro è realizzato in collaborazione con UNI – Ente Italiano di Normazione.

Scopri di più e iscriviti.

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Martedì 28 luglio, ore 10.00
L’innovazione trasforma il business?

L’innovazione può cambiare profondamente il modo di generare valore da parte di un’impresa. E funziona meglio quando è “aperta”, cioè realizzata in collaborazione con altre aziende, agenzie pubbliche, centri di ricerca, start up, il cosiddetto ecosistema dell’innovazione.

L’incontro è realizzato in collaborazione con Camera di Commercio di Torino.

Scopri di più e iscriviti.

Dream Lab – Sogno e Social Dreaming nell’era digitale

A Ivrea, il 6 dicembre 2019, nasce il Comitato di Fondazione Dream,  un’associazione culturale dedicata al tema del sogno notturno e alla valorizzazione e promozione di quest’ultimo con sede nelle Officine Ico: l’obiettivo è quello di insediare in quell’edificio storico il primo museo sul sogno al mondo.

Il primo appuntamento seminariale organizzato dal Comitato di Fondazione Dream dal titolo Dream Lab – Sogno e Social Dreaming nell’era digitale si terrà il 29 giugno dalle ore 18:00 alle ore 19:30, sulla piattaforma Zoom. Nel corso del webinar, ampio spazio verrà dedicato alla presentazione del nuovo progetto Dream e gli interventi di importanti figure professionali, che tratteranno il tema del sogno da diverse prospettive disciplinari (Neuroscienze, Psicoanalisi, Social Dreaming). Il programma completo è qui.

La partecipazione all’evento è gratuita, è necessario mandare una mail a carolinazanol@hotmail.it.

Ivrea, ecco come risorgeranno le vecchie fabbriche Olivetti – La Stampa

Icona ComoNExT – Innovation Hub, hanno siglato una partnership per un progetto di riqualificazione delle fabbriche ex Olivetti di via Jervis, core zone Unesco della città diventata patrimonio dell’umanità per la sua storia industriale. Dentro l’Innovation Hub, su una superficie di 15mila si insedieranno 80 imprese che daranno lavoro a 500 persone. All’interno di quest’area ci sarà un incubatore di start up ceretificato Mise.

La Stampa – 21 gennaio 2010

OBIETTIVO Bologna – La Datapoiesis nelle città

Come possono i dati diventare parte dello spazio pubblico urbano?

Come trasformarli in processi generativi che portino a nuove forme di consapevolezza e attivazione? Quali sono le implicazioni e le opportunità che si aprono per le persone, le organizzazioni e le istituzioni e il welfare di una città?

 

Dopo Ancona, Torino e l’intensa Fall School nelle Fabbriche ex Olivetti a Ivrea, dal 24 al 26 gennaio Datapoiesis fa tappa ad Art City. Nella cornice di art+b=love(?) on tour, in sinergia con Maison Ventidue si articola il ricco l’evento OBIETTIVO Bologna. La Datapoiesis nelle città: una mostra, un panel e un percorso urbano dedicati al connubio tra arte, scienza e tecnologie, dove i dati e la computazione diventano il mezzo per conoscere e comprendere le grandi questioni planetarie complesse come la povertà, il cambiamento climatico, l’energia, le migrazioni, la salute, l’istruzione. 

 

art+b=love(?), contenitore nomade dedicato al potere che l’arte ha di produrre innovazione sociale ed economica, inizia il tour 2020 a Bologna con Datapoiesis. Un appuntamento importante per parlare di arte, dati e welfare, nella città che in Italia ha maggiormente strutturato la propria identità sulla qualità dei servizi, le opportunità per le persone più fragili e l’accoglienza delle differenze. Grazie ai numerosi partner coinvolti per questa tappa – le istituzioni, il mondo del nonprofit e le imprese sociali – la tre giorni pensata per Art City individua una possibile traiettoria per costruire spazi fisici e virtuali di connessione tra competenze eterogenee – quelle di artisti, designer, informatici, urbanisti, economisti, politici – che utilizzino i dati per migliorare la relazione tra le persone e la qualità di vita dei cittadini. Una prima rete che si aggrega per creare un impatto positivo intorno a questioni che non possono essere delegate ai tecnici, ma devono entrare nel discorso di tutta la comunità.

Federico Bomba, Presidente Sineglossa e Direttore art+b=love(?) festival

Al centro della mostra OBIETTIVO, la prima opera d’arte datapoietica ospitata per l’occasione nell’Ex Chiesa San Pietro Martire, location che ha ridato vita alla storica chiesa di Via Orfeo, trasformata in un luogo di eventi e soggiorni privati che unisce due mondi culturalmente lontani: quello del design e quello della tradizione architettonica italiana degli edifici cattolici del 1600. 

OBIETTIVO è una scultura di dati che si illumina in base a come le persone entrano ed escono dallo stato di povertà estrema nel mondo. Un oggetto datapoietico ha la fondamentale caratteristica di essere un totem, intorno al quale le persone possano riunirsi per entrare in contatto con fenomeni complessi che restano al di fuori della nostra percezione. Questa location ci trasporta direttamente nella dimensione del rito: è quello di cui abbiamo bisogno per sperimentare nuove forme di connessione ed empatia e ripeteremo a Bologna il primo rituale che con il progetto abbiamo sperimentato a Torino, alla galleria Wild Mazzini. Mai come in questo inizio di anno, all’insegna di fortissime tensioni internazionali, siamo coscienti del ruolo che la Datapoiesis può avere nel costruire forme di sensibilità grazie alle quali  vivere (e sopravvivere) dentro la globalizzazione. 

Salvatore Iaconesi e Oriana Persico, autori dell’opera e fondatori di AOS – Art is Open Source e del centro di ricerca HER – Human Ecosystems Relazioni

Tutte le info sull’iniziativa qui.