LE SFIDE

Data, Art & Science

Un’intersezione felice.

L’interazione tra arte e tecnologia sta riscuotendo interesse in diverse sperimentazioni tanto in ambito pubblico, quanto in quello privato.

L’utilizzo di big data all’interno di contesti innovativi, come quelli dell’arte, sta portando all’impiego di forme alternative di creatività per identificare e sviluppare nuovi prodotti, servizi e processi.

LEZIONI DAL PASSATO: ARTE PER RENDERE FRUIBILE LA TECNOLOGIA

Un’unica visione, capace di fondere ambiti disciplinari diversi, per dare valore al lavoro, ai suoi prodotti e all’uomo, e attraverso l’uomo come misura di tutto costruire una comunità nuova: questo è stato il paradigma del pensiero e del progetto olivettiano.

In Olivetti, l’arte e la tecnica vennero chiamate a dialogare in modo originale e fruttifero, ponendo il design al cuore del prodotto Olivetti che esaltava la bellezza, in quanto opportunità per il successo di un prodotto nel mondo e in se stessa.

È da questa ricerca che sono nati prodotti ancora oggi circondati da un alone di mito, come la macchina per scrivere Lettera 22. Lanciata sul mercato nel 1950, in virtù della sua funzionalità e della sua bellezza, essa divenne un vero e proprio oggetto di culto mondiale. Il design di Marcello Nizzoli fu premiato nel 1954 con il Compasso d’Oro, mentre la macchina è tutt’ora esposta al MOMA (Museum of Modern Art) di New York come uno dei prodotti in assoluto più belli del Novecento.

La comunicazione pubblicitaria della Lettera 22, affidata ad artisti del calibro di Giovanni Pintori o Raymond Savignac, è entrata a buon diritto nella storia della grafica internazionale. Artisti di primo piano furono utilizzati persino per la produzione del metodo di apprendimento per l’utilizzo della macchina: a chi acquistava una Lettera 22 veniva consegnato un vinile a 33 giri, in cui erano proposti esercizi ritmico musicali per diventare provetti dattilografi. I testi erano stati affidati allo scrittore Mario Soldati, la musica al compositore Franco Potenza, la grafica ancora a Giovanni Pintori.

Un tripudio di grazia e creatività che faceva di un normale metodo di scrittura qualcosa di ben più importante: l’esempio concreto di come l’arte potesse umanizzare la tecnica, di come arte e tecnica insieme potessero portare il lavoro a trascendere se stesso ed elevarsi a capolavoro.

Un progetto dal respiro tanto ampio – quello di Adriano Olivetti – da sembrare innovativo ancora oggi, ma che allora risultava visionario, quasi ispirato dalla pazzia della grandezza. E la pazzia era proprio la qualità innovatrice che lo psicanalista eporediese Cesare Musatti attribuiva scherzosamente a Olivetti.

What Clients Say About Us

“Adriano è tecnicamente matto.”
Cesare Musatti
Psicanalista